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Una targa sull’acquedotto romano delle Luci dedicata a Marco Rapino, l’archeo-speleologo vastese morto improvvisamente all’età di 62 anni, all’ospedale di Pescara dove era ricoverato. Un omaggio “dovuto” per lo storico Luigi Murolo che ha lanciato la proposta a distanza di due giorni dalla scomparsa del direttore tecnico della cooperativa Parsifal, artefice delle ispezioni guidate all’interno dell’antico acquedotto romano e di tante altre scoperte fatte insieme all’inseparabile Davide Aquilano, presidente di Italia Nostra del Vastese. “Un atto semplicemente dovuto per chi ha riaperto la via dell’acqua in quelle tenebre del cunicolo sparito all’orizzonte città”, dice il professor Murolo, “in antico, la millenaria pratica della rabdomanzia consentiva al ricercatore, in una sorta di divinazione, la scoperta dell’acqua della vita. Ma Marco, a differenza del rabdomante, aveva la straordinaria capacità di scoprire proprio nell’acqua, nelle sue profondità, la storia delle città. Non ultima – vissuta dagli storici come una storia fantasma che aleggiava nelle ombre delle dicerie – l’individuazione in località Trave dell’antico porto adriatico di Histonium. Nel fondo delle cose Marco aveva la forza di ritrovare il senso della vita. Ora la sua scomparsa è divenuta memoria”. La targa, secondo lo storico vastese, dovrebbe riportare la seguente scritta: «Questo acquedotto, monumento della potenza Romana, dalla barbarie de’ tempi posteriori quasi distrutto – soprattutto nel Novecento – fu esplorato e fatto conoscere nel 2020, dalla fermezza, dal civismo e dall’abilità dello speleoarcheologo Marco Rapino». La scomparsa di Rapino ha colpito profondamente non solo la comunità vastese – ed in particolare il mondo dell’associazionismo locale – ma anche quella di San Salvo.

Anna Bontempo

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